Viviamo in un momento storico senza precedenti, “diverso” per motivi profondi e significativi. Negli anni ’80 si iniziò a parlare del nostro tempo con il nome di Antropocene , ossia l’attuale era geologica: l’unica in cui l’uomo ha un ruolo da protagonista per quel che riguarda le modifiche territoriali, strutturali e climatiche del pianeta. Il ruolo dell’essere umano che ha imparato a modificare in modo irreversibile il suo ambiente diventa fondamentale. Così ogni piccola o grande azione ha immenso valore perché può contribuire al benessere e alla salvaguardia del nostro pianeta. Le nostre azioni quotidiane, il modo in cui viviamo, ci muoviamo e consumiamo le cose ha un profondo impatto.
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Negli ultimi anni, fortunatamente, una crescente attenzione ha investito i governi, le imprese ed i cittadini. Gli stati membri delle Nazioni Unite hanno firmato nel 2015 l’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile con l’obiettivo di mettere in campo delle pratiche comuni per ridurre l’impatto climatico: si tratta dei
Sustainable Development Goals (SDGs).
Al centro di questa agenda sono stati fissati 17 obiettivi globali che rappresentano i campi in cui paesi e cittadini devono urgentemente impegnarsi per il bene del pianeta.I Sustainable Development Goals sono frutto di decenni di lavoro della Commissione per l’Ambiente e lo Sviluppo istituita dall’Onu a partire dagli anni ’80 che aveva appunto l’obiettivo di creare una agenda globale capace di affrontare le principali sfide sociali ed ambientali del nostro tempo.
Le tre componenti fondamentali identificate dalla Commissione e che ancora oggi rappresentano la spina dorsale per lo sviluppo sostenibile furono tre:
• protezione dell’ambiente
• crescita economica
• equità sociale
I 17 obiettivi globali hanno 230 indicatori ed ogni anno un Forum Politico (HLPF) in cui partecipano i rappresentanti di Stato si occupa di verificare i progressi e proporre nuove politiche per il raggiungimento di tutti gli obiettivi in Agenda.
E’ importante capire come tutti i settori e tutte le persone siano interessati dal cambiamento climatico e quanto sia necessario partecipare al fine di raggiungere un obiettivo comune. Dalla rivoluzione industriale ad oggi il nostro pianeta si è riscaldato provocando impatti decisivi in tutto il mondo. Piante e animali sono diventati vulnerabili e l’accesso all’acqua dolce per le persone si prospetta sempre più problematico. E’ facile pensare, essendo il nostro pianeta composto al 70% d’acqua che le risorse saranno illimitate, eppure solo lo 0,3% dell’acqua dolce del pianeta è di facile accesso. Gran parte dell’acqua utilizzabile per l’uomo è intrappolata nei ghiacciai e più di 2 miliardi di persone vivono già oggi in paesi in cui lo stress idrico è profondamente elevato. Con la disgregazione climatica entro il 2030 le persone coinvolte dalla scarsità d’acqua potrebbero passare da 24 a 700 milioni.
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Ma in che modo l’industria del fashion contribuisce al cambiamento climatico e alla scarsità d’acqua?
La moda è oggi responsabile del 2% delle emissioni globali dei principali gas ad effetto serra che contribuiscono alla crisi climatica. Circa il 63% dei nostri abiti è realizzato in fibre sintetiche. I combustibili fossili, che compongono le fibre sintetiche e la produzione dei tessuti nel settore moda utilizza
93 miliardi di metri cubi d’acqua all'anno:
ossia il 4% del consumo globale di acqua dolce. I coloranti per tessuto se non utilizzati correttamente inquinano fiumi e corsi d’acqua influenzando enormemente le comunità in cui gli abiti vengono prodotti ed impedendo di fatto l’approvvigionamento d’acqua e l’accesso ai prodotti di fiume. La deforestazione per produrre imballaggi ed il pascolo di bovini per produrre pellame danneggiano ogni giorno la biodiversità. Gli habitat interessati dalla produzione e dal pascolo sono parte della disgregazione climatica poiché gli alberi non catturano più CO2 dall'atmosfera.
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COSA PUOI FARE TU?
A livello individuale, se raddoppiassimo il numero di volte in cui abbiamo indossato un capo in media, le emissioni di gas effetto serra sarebbero inferiori del 44% per cento.
Allungare la vita di un abito è la scelta più sostenibile che puoi fare.
Scegli per i tuoi acquisti materiali naturali o riciclati oppure decidi di acquistare capi in second-hand o di noleggiare. Ogni cittadino ha una voce e ogni azione quotidiana intrapresa per facilitare questo cambiamento è un potente motore positivo per la collettività. La gran parte dell’inquinamento nel settore moda avviene nei primi momenti della fase produttiva ossia quando vengono estratte le materie prime e nelle fasi di lavorazioni successive.
L’accelerazione dei cambiamenti climatici non è prevedibile fino in fondo ma sappiamo che ogni azione è importante e tutto quel che facciamo è parte di una soluzione che potrebbe riequilibrare il mondo in cui viviamo. Noi l’abbiamo promesso e ci impegniamo ogni giorno per fare la nostra parte e diffondere gli strumenti che consentirebbero a tutti di creare un ciclo positivo nel mondo del fashion.