
E’ nata a Tintwistle, un piccolo paesino Inglese, 73 anni fa, Vivienne Isabel Swire.
Il solo Vivienne magari non vi permette di metter a fuoco del tutto ma sicuramente Westwood accenderà ben più che una semplice lampadina! Lei imposta (o ci prova), fin dagli inizi, la sua vita in direzione “moda”: si iscrive infatti alla scuola di moda e oreficeria Harrow School of Art di Londra. Ma non sembra essere soddisfatta del percorso e cambia direzione abbandonando l'università ma continuando a creare gioielli che poi vende sulle bancarelle di Portobello Road.
A 21 anni sposa Derek Westwood realizzando da sola il vestito per la cerimonia. Di lui le resta (a parte ovviamente il figlio Benjamin) il –di lì a poco- famosissimo cognome.
Il matrimonio però si conclude non molto più tardi quando Vivienne inizia una relazione con Malcolm McLaren, destinato a diventare il manager dei Sex Pistols. Lei non ne fu mai del tutto innamorata: era arrivata in città in cerca di stimoli culturali e l'incontro con lui, l'altro vate del punk, fece scattare un’attrazione particolare. Il collante era la creatività di entrambi: non fu amore a prima vista. «Lui aveva diciott' anni, io ventiquattro. Diventammo amici, poi amanti», ha raccontato . “All'inizio non mi piaceva, ma lui fu così insistente che alla fine cedetti. Ora che è morto posso dirlo, alla fine della nostra relazione, le sue idee non m'interessavano più; era un uomo intelligente, ma aveva uno smodato bisogno di gratificazioni, delle lusinghe del successo”.
La fine della loro storia, dalla quale la Westwood ebbe un altro figlio, arrivò a causa del sempre minor interesse di lei nei suoi confronti. L’aveva attratta di lui il lato intellettuale ma si era accorta negli anni che lui si fermava alla superficie delle cose: gli bastava stupire, e non sempre ci vogliono grandi idee per stupire la gente. Di questo matrimonio le restò (a parte il secondo figlio) una cosa unica ed immortale: lo stile che sarebbe entrato prepotentemente nell' iconografia del rock' n' roll e in maniera più sottile ma implacabile nel blasonato mondo della moda.
Con lui infatti nel ’71, nello stesso periodo in cui i due gettano scompiglio nella capitale inglese con lo stile punk, aprì il primo negozio, Let it Rock, sulla King's Road di Londra. Lo stile di Vivienne non è ancora del tutto formato: continua ad evolversi così come il nome del negozio, passando da Too fast to live too young to die, nel 1974, a Sex , a Seditionaries e infine ancora a World's End, rimasto dall’80 ai giorni nostri e conosciuto per la celebre insegna con l'orologio che gira al contrario.
La Westwood tuttavia dichiara di non aver mai dato grande importanza al punk: secondo lei non successe niente di rilevante. “Solo una brillante operazione di marketing. Cosa cambiammo? Nulla. Creammo un look straordinario, questo sì. Ma io vedevo solo frotte di ragazzini che vagavano per la città apatici e senza idee - ma cosa vuoi sovvertire se non hai idee? Non sono i capelli verdi che ti rendono diverso, ma il tuo cervello, la tua attitudine nei confronti della vita. Le idee le avevamo noi, ...Malcolm, io». Ironicamente ha dichiarato di aver cominciato a fare moda a livello industriale nel momento in cui la cosa non la interessava più, alla fine degli anni Settanta, quando la partnership con McLaren era arrivata a un punto morto. “Eravamo ormai tutti preda della nostalgia. Anche Saint Laurent fece una collezione ispirata agli anni Quaranta e Dior al periodo elisabettiano. Io incominciai facendo qualcosa di eroico, qualcosa che avesse una valenza politica. Dissero che ero una sovversiva, ma semplicemente non riuscivo a immaginare una collezione che non avesse insita un'idea di ribellione, di protesta contro qualcosa-e c' è sempre qualcosa che non va nel mondo”. Era anticonformista, molto più colta di qualsiasi altro stilista («tranne Saint Laurent, un genio», dice lei).
La prima sfilata di Vivienne a Londra risale al 1981, con la collezione Pirate. I suoi modelli non traggono ispirazione soltanto dalla moda di strada e dal mondo giovanile, ma da tradizione e tecnica. La sua ricerca, prendendo vari spunti dalla storia del costume del XVII e XVIII secolo, esplora tutte le epoche: è la prima a riproporre il corsetto e il faux-cul. La sua ispirazione trae inoltre forza da varie influenze che le derivano dall'amore per la storia, la pittura e l'impegno sociale e politico.
Nel 1992 si è sposata di nuovo - e chi non coglierebbe ogni occasione per indossare un nuovo abito da sposa della Westwood? Pare nemmeno lei… – e stavolta ha deciso di circondarsi di freschezza con l'austriaco Andreas Kronthaler, suo studente, chiaramente giovanissimo.
Attivissima in campo politico, nel 2005 decide di dare il suo pieno appoggio al movimento per la difesa dei diritti civili Liberty creando delle t-shirt da collezione che recano lo slogan I AM NOT A TERRORIST, please don't arrest me. Non a caso alcune sue collezioni si intitolano Propaganda, Active Resistance e Active Resistance to Propaganda e testimoniano il suo forte dissenso nei confronti delle amministrazioni Blair e Bush.
Una donna che ha segnato la storia della moda e con la moda. Dalle idee chiare e pessimiste nei confronti del futuro: «Io non mi faccio distrarre: Non mi piace viaggiare, non guardo la tv, non vado al cinema o a teatro. Ho poco tempo libero, e lo impiego per leggere. La lettura è il mio momento di gloria. Non la smetto mai di predicare in favore della cultura, delle arti. Se non conosci il passato, non riesci a capire il mondo in cui vivi. E tristemente, di questi tempi, siamo pericolosamente a corto di cultura».
Ancora al lavoro giorno dopo giorno nel suo quartier generale con vista Battersea Power Station, continua a stupire, far parlare di sé e soprattutto diffondere le sue idee.