PFW OTTOBRE 2015 – ULTIMO GIORNO

La collezione Louis Vuitton per la prossima estate ha portato in passerella un mood provocatorio e diverso dal tipo di collezione cui il brand ci ha abituato. Nicolas Ghesquière ha lavorato sull’ispirazione digitale dichiarando che i suoi spunti erano presi dall’idea di “post-informatica”, affinché la collezione fosse quasi  “un viaggio ai confini del mondo digitale”.  Molti spunti legati insieme per Louis Vuitton che ha puntato come sempre sull’artigianato in una sfumatura più dark. Tuttavia mentre il lavoro di Ghesquière per Balenciaga ha avuto il potere di creare un luogo intimo ed accogliente per la stagione di Louis Vuitton, il suo lavoro totalmente  puntato al futuro non convince a pieno.

 

 

louis vuitton

 

 

L’irrazionalità del mondo moderno al centro della passerella di Miuccia Prada per Miu Miu che ha mostrato dei capi belli, legati alla sottocultura, alla protesta e alla voglia di fuga. “Noi tutti vogliamo andare oltre questa realtà”ha dichiarato Miuccia Prada prima della passerella e se raramente una collezione e più in generale tutti i beni di lusso si pongono nella condizione di essere un agente di cambiamento della condizione socio-politica, sicuramente questa passerella ha avuto il dono di proiettare chi guarda in un mondo fantastico e sognante. Pragmatica e chic con ispirazioni retrò dagli anni Cinquanta e Settanta, Miuccia Prada ha costruito delle sagome bon ton, pulite e delicate. Favolose le stole di pelliccia e le scarpe coloratissime e luccicanti.

 

 

miu miu

 

Fra due grandi nomi come Prada e Louis Vuitton anche la passerella di  Ole Yde che per il suo defilè si è ispirato a terre esotiche e sconosciute traducendo l’idea in una serie di abiti con stampe animalier , alcuni abiti in seta e  una paletta di colori che virava dai colori caldi del marrone, del crema e dell’arancio a tonalità più accese come il blu elettrico. Un insieme piacevole e assolutamente ben fatto .

 

yde

 

Si chiude così il fashion month di presentazione della collezione estiva 2016, fra qualche scivolone, alcuni debutti, qualche ritorno e qualche addio. Un mese che non ha lasciato indifferenti regalando dei piccoli capolavori e alcune delusioni ma che nella sua interezza sembra aver affermato un cambio di posizione dell’alta moda che sembra essere sempre più vicina al concetto di ready-to-wear, sempre più casual. Disegnata per una donna che ci somiglia, che vive in un mondo che si muove frenetico e che ha bisogno di un abbigliamento dinamico. Una visione che se da una parte ci vede tutte più coinvolte e capaci di indossare davvero abiti di passerella dall’altra parte elimina uno degli aspetti fondanti della moda: l’idea di  bellezza al di là dell’uso, il potere di un abito nella sua interezza e nella sua particolarità, la possibilità di allontanarci per un momento dal frenetico vociare di ogni giorno.   Poche, infatti sono le passerelle che hanno saputo, in maniera convincente, sottolineare la bellezza del quotidiano, far sognare con il reale, che hanno saputo esprimere quanto il casual possa davvero aprire una nuova pagina della moda internazionale. Un mese che chiama alla riflessione perché la moda, d’altra parte, si aggrappa al suo tempo e ne è simbolo.  Forse, allora, la frase di Miuccia Prada in quest’ultima giornata: “Noi tutti vogliamo andare oltre questa realtà” è lungimirante e ci insegna che  in questo caos pragmatico che ci sta intorno, probabilmente,  i designer non potevano esprimersi meglio per disegnarci e comprenderci.

 

 

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